Le esportazioni di gas di Gazprom al di fuori dell’ex blocco sovietico sono scese del 45,5% nel 2022, secondo i risultati annunciati, dopo un anno segnato da un forte calo delle consegne in Europa sulla scia delle sanzioni occidentali contro l’offensiva in Ucraina.
In una dichiarazione, l’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, ha affermato che il gruppo ha esportato 100,9 miliardi di metri cubi di gas nel 2022 verso i Paesi del “lontano estero”, termine che non include le ex repubbliche sovietiche. Nel 2021, Gazprom aveva esportato 185,1 miliardi di metri cubi negli stessi Paesi.
In seguito alle sanzioni economiche imposte dall’Occidente alla Russia in risposta al suo intervento militare in Ucraina, Mosca ha ridotto drasticamente le esportazioni di idrocarburi verso l’UE.
All’inizio di dicembre, l’Unione Europea, i Paesi del G7 e l’Australia hanno concordato di fissare un tetto al prezzo di esportazione del petrolio russo a 60 dollari al barile, nella speranza di privare Mosca di importanti entrate.
In risposta, la Russia ha annunciato che a partire dal 1° febbraio vieterà la vendita del proprio petrolio ai Paesi stranieri che utilizzano il tappo. Per compensare le perdite, Mosca sta cercando di aumentare le forniture di gas all’economia cinese ad alta intensità energetica e ha accelerato questa mossa.
Alla fine di dicembre, Vladimir Putin ha lanciato lo sfruttamento di un vasto giacimento situato in Siberia che dovrebbe consentire un aumento delle esportazioni verso la Cina. La Russia ha anche in programma di costruire il gasdotto Siberian Force 2 a partire dal 2024 per rifornire Pechino attraverso la Mongolia.
L’amministratore delegato di Gazprom ha osservato che “le prospettive di aumento del consumo di gas nel mondo sono legate soprattutto all’Asia, e in primo luogo alla Cina”. Miller ha dichiarato che nel 2022 le consegne a Pechino avevano superato le quantità contrattuali “su richiesta della Cina”.
Oltre al gasdotto Siberian Force 1, Gazprom prevede di aumentare le forniture dall’Estremo Oriente e tramite il futuro gasdotto Siberian Force 2. Secondo Alexei Miller, queste tre vie di esportazione dovrebbero consentire di “consegnare circa 100 miliardi di metri cubi” di gas russo alla Cina.